Affitti in nero: reato di favoreggiamento dell’immigrazione
No agli affitti “in nero” per i clandestini
Un fenomeno tutt’altro che in arresto, in molti comuni italiani, quello che interessa gli affitti cosiddetti “in nero”, concordati senza la sussistenza di alcun vincolo contrattuale, a cittadini extracomunitari.
Numerose le scoperte da parte dei Carabinieri di luoghi normativamente non abitabili, cantine e garage, adibiti ad alloggi ed abitazioni per immigrati provvisti e sprovvisti di permesso di soggiorno. Sempre più numerosi sono gli allarmi che pervengono alle forze dell’ordine da parte di amministratori di condominio e condòmini, come conseguenza all’uso e allaccio illecito ad utenze private altrui e disagi di varia tipologia provenienti da tali abitazioni illecite. E’ da tali segnalazioni che, grazie e blitz tempestivi, si cerca di arginare il fenomeno elargendo pene esemplari ai proprietari degli immobili in questione.
Parola alla Cassazione
Come decretato dalla Cassazione, i rischi a cui vanno incontro i proprietari di immobili che affittano senza regolare contratto di locazione ad immigrati clandestini sono ingenti sanzioni amministrative ma anche una denuncia per favoreggiamento all’immigrazione, indipendentemente dal canone d’affitto concordato.
Infatti, l’ingiusto profitto da parte del proprietario dell’immobile è già desumibile dall’evasione fiscale che consegue alla mancanza di un regolare contratto di locazione, e non solamente da un canone vantaggioso al locatore stesso. Ancor più grave è la pena per chi, pur di trarne profitto, affitta a cittadini stranieri sprovvisti, al momento della stipula, di titolo di soggiorno: la reclusione per un periodo da sei mesi a tre anni.